Pensioni dai 64 anni: Tridico ripropone il compromesso

Pensioni dai 64 anni per tutta la platea dei lavoratori: è il compromesso riproposto da Pasquale Tridico all'inizio del nuovo anno, in vista della riforma che dovrebbe entrare in funzione nel 2023. La discussione sulla flessibilità previdenziale riparte dalla presa di consapevolezza sulla mancanza di una misura in grado di raccogliere ampio consenso. 

Rispondendo alle domande di un'intervista rilasciata per il quotidiano il Messaggero, il Presidente dell'Inps spiega che la quota 100 ha garantito nel corso del triennio di sperimentazione circa 400mila prepensionamenti. 

Numeri sicuramente più bassi delle stime iniziali e che mostrano la ritrosia di molti lavoratori rispetto all'opzione di flessibilità del precedente governo giallo - verde. La quota 102 prevista dalla legge di bilancio 2022 e avvallata dall'esecutivo Draghi dovrebbe avere un impatto ancora minore, con il possibile pensionamento anticipato di poche migliaia di persone.

Riforma pensioni: resta in essere il tema della sostenibilità

La nuova riforma del comparto previdenziale partirà proprio da questi numeri per concepire un'opzione in grado di ampliare la platea dei potenziali aderenti. Il governo è impegnato a trovare la quadra coni sindacati, ma resta fermo il vincolo di non cambiare i meccanismi di calcolo dell'assegno. Un riferimento che va in particolare al sistema contributivo, considerato come essenziale per poter mantenere la sostenibilità del sistema.

Sul punto pesa anche il rapporto tra persone attive e pensionati. Il dato ha infatti implicazioni dirette sulla tenuta dei conti previdenziali. Per Tridico, la sostenibilità del sistema resta connessa proprio al numero di persone che lavorano. Attualmente le statistiche indicano circa 23 milioni di lavoratori. Ulteriori 3,5 milioni di persone lavorano in nero, mentre il tasso di occupazione è stimato al 59%. Numeri che evidenziano le difficoltà a garantire ampia flessibilità previdenziale per tutti.

Pensioni dai 64 anni: Tridico rilancia l'opzione per la prossima riforma

Ritornano alla questione della flessibilità previdenziale, il Presidente dell'Inps ha quindi rilanciato la proposta del doppio binario di uscita, con la possibilità di ottenere un primo assegno dall'ente previdenziale a partire dai 64 anni di età. La proposta prevede di garantire la pensione contributiva a partire da questa età, con la parte retributiva che verrebbe pagata a partire dai 67 anni.

In questo modo, per molti lavoratori sarebbe possibile anticipare il pensionamento di tre anni. Con un compromesso che risulterebbe accettabile sia dal punto di vista della flessibilità in uscita, sia rispetto al costo dell'operazione. "Credo che sia una soluzione accettabile anche per i sindacati. Ma credo anche che dovremmo imparare a maneggiare con cura l’informazione sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali" ha spiegato Tridico commentanto la proposta.

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