Pensioni anticipate, precoci con 41 anni nel 2020: ancora troppi esclusi dall'assegno

Tra i diversi meccanismi di flessibilità previsti dal nostro sistema previdenziale ne esiste uno pensato in modo specifico per i lavoratori precoci, ovvero per coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che possiedono diversi decenni di versamenti alle proprie spalle. Purtroppo al momento la misura di maggior vantaggio resta ristretta solo ad una parte della platea, individuata dal legislatore in base a specifiche situazioni di disagio.

Questo elemento comporta che molti lavoratori non possono riuscire a fruire della pensione nonostante una storia lavorativa importante. In tal senso, a risultare particolarmente penalizzante è stata l'introduzione della c.d. Riforma Fornero, avvenuta a partire dal primo gennaio del 2012 e con la quale è stata decisa l'abolizione della pensione di anzianità.

Grazie a quest'ultima, in quel periodo si otteneva l'accesso alla pensione già con 40 anni di versamenti. Ma desta certamente una riflessione il fatto che agli inizi degli anni 2000 era possibile accedere all'Inps senza il requisito anagrafico con appena 37 anni di versamenti. Ad oggi lo stesso meccanismo di pensionamento aggiornato con la manovra del 2011 prevede invece la maturazione di almeno 42 anni e 10 mesi per gli uomini (con un anno in meno per le donne).

Pensioni anticipate quota 41 disponibile solo per alcuni lavoratori precoci: ecco con quali requisiti


Stante la situazione appena descritta, il perimetro di accesso alla quota 41 resta al giorno d'oggi piuttosto limitato. I lavoratori dovranno infatti aver maturato almeno 12 mesi di contribuzione effettiva prima del 19mo anno di età. Allo stesso tempo, dovranno raggiungere i 41 anni di versamenti e dovranno rientrare all'interno di una delle specifiche situazioni di disagio previste dal legislatore.

Pensioni lavoratori precoci, si esce in anticipo ma la quota 41 non è per tutti


Tra questi scenari troviamo rispettivamente: (a) uno stato di disoccupazione a seguito della cessazione involontaria del rapporto di lavoro e della conclusione di qualsiasi prestazione di welfare o disoccupazione da almeno tre mesi. (b) I lavoratori con un'invalidità uguale o superiore al 74% riconosciuta da un'apposita commissione medica. (c) I caregivers, ovvero coloro che prestano assistenza al coniuge o ad un parente di primo grado con grave disabilità da almeno sei mesi. Infine (d) coloro che rientrano nell'elenco dei lavori gravosi e usuranti previsti dalla legge.

L'applicazione della finestra trimestrale in virtù della sterilizzazione dell'aspettativa di vita


Per quanto concerne la liquidazione dell'assegno, il legislatore ha recentemente previsto l'applicazione di una finestra trimestrale dalla maturazione del requisito contributivo. La finestra mobile è stata pensata per compensare lo stop applicato verso qualsiasi adeguamento all'aspettativa di vita fino al 31 dicembre del 2026.

Fino a tale data sarà quindi possibile beneficiare della quota 41 senza alcun ulteriore incremento sul criterio di anzianità contributiva da maturare per poter beneficiare del meccanismo di prepensionamento. Al futuro assegno non viene applicata alcuna penalizzazione, mentre il calcolo segue quello del sistema di riferimento per lo specifico periodo nel quale rientrano i diversi versamenti (retributivo - misto - contributivo).

Le richieste di lavoratori e parti sociali per l'estensione della quota 41


Rispetto al quadro appena delineato, è opinione comune di molti lavoratori precoci che il perimetro di accesso alla quota 41 risulti eccessivamente penalizzante. Da tempo si chiede quindi di estendere a tutti l'accesso anticipato all'Inps con almeno 41 anni di versamenti, oppure di allargare fortemente la platea dei potenziali beneficiari di fatto estendendo le situazioni di disagio riconosciute dal legislatore, oppure eliminando il vincolo dei 12 mesi di versamenti prima del compimento del 19mo anno di età.

La questione è da diverso tempo oggetto di un confronto tra governo e parti sociali, ma al momento non appare ancora chiaro in che modo l'esecutivo intenda intervenire al riguardo, fatta salva la prosecuzione dell'opzione nei prossimi anni secondo l'attuale modello di funzionamento.

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