A monitorare la situazione in Italia (e quindi a inviare i dati in Europa) è stata l'Istat, che ha calcolato lo stato della situazione lavorativa in età avanzata. Dopo le riforme sulle pensioni avvenute negli scorsi anni, l'età di accesso all'Inps è cresciuta sia per l'accesso all'uscita di vecchiaia, sia per le varie opzioni anticipate.
Riforma pensioni e aumento dell'età di uscita dal lavoro: situazione peggiore per le donne
Considerando l'andamento percentuale, in Italia nel 2021 si registra un tasso del 53,4% delle persone che hanno tra i 55 e i 64 anni di età. L'aumento è quindi del 15,9%. La situazione è ancora peggiore per le donne, che si trovano con una crescita percentuale rispetto a 10 anni fa stimata al 16,1%. Continua quindi a permanere il gender gap e il problema delle differenze di genere, che si riscontrano nel mondo lavorativo e vanno a ricadere (a cascata) sul contesto previdenziale.
I dati complessivi sulla situazione europea indicano anche che il tasso di occupazione dei lavoratori in età avanzata in Italia è cresciuto maggiormente della media europea: 15,9% contro il 15,4% della media complessiva. Vi è da rilevare che sul punto non pesano solo gli interventi correttivi sulle pensioni, ma anche gli effetti della demografia avversa. Attualmente il nostro sistema lavoro è caratterizzato da un rapporto uno ad uno rispetto ai giovani compresi tra i 15 e 34 e i. lavoratori con età tra 55 e 64 anni.
Pensioni e sistema lavoro: cala il numero degli occupati più giovani
Rispetto al quadro appena evidenziato, negli ultimi 10 anni è quindi calato il numero degli occupati più giovani. In particolare, i lavoratori tra i 15 e i 34 anni sono diminuiti di circa un milione. Un fenomeno sul quale si rende comunque necessaria una riflessione, visto che l'elevata età lavorativa rischia di andare a pesare sia sul lavoratore che sul datore di lavoro.
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