Pensioni in Italia: entro 30 anni espolderà il rischio demografico

Pensioni in Italia: entro 30 anni espolderà il rischio demografico
Il nodo delle pensioni continua a restare una delle maggiori criticità del sistema economico e di welfare italiano. Gli ultimi dati in arrivo dall'ente pubblico di statistica confermano l'allarme relativo al rischio demografico, mentre sul tavolo di discussione si moltiplicano le ipotesi di riforma. Purtroppo, bisogna constatare che resta ancora difficile trovare una soluzione ai problemi più urgenti, mentre per quelli futuri ogni eventuale soluzione è rimandata a data da destinarsi.

In questo quadro, è urgente discutere l'imminente squilibrio demografico in Italia. Le proiezioni ISTAT indicano che entro il 2050, avremo cinque anziani per ogni bambino, una tendenza preoccupante per il nostro sistema pensionistico. La futura sostenibilità delle pensioni al momento è affidata al meccanismo del calcolo contributivo, che cerca di garantire la solvibilità delle casse pubbliche a scapito degli importi degli assegni.

La scelta resta quindi legata ad assegni futuri che non potranno garantire in moltissimi casi un tenore di vita adeguato a coloro che usciranno dall'età di lavoro. Una scelta in realtà obbligata e che sembra attualmente disponibile solo sulla carta, perché evidentemente il sistema contributivo puro ottiene la sostenibilità generale a scapito di quella personale. La soluzione andrà comunque trovata davanti al rischio di una dilagante povertà sociale in tarda età.

Pensioni in Italia: lo scquilibrio e la mancanza di soluzioni

Lo squilibrio del sistema pensionistico italiano nel lungo termine è dovuto principalmente alla diminuzione delle nascite e all'aumento della speranza di vita. Tale scenario pone una sfida significativa per la sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che attualmente si basa su un modello di solidarietà intergenerazionale.

Le ripercussioni economiche di una popolazione che invecchia sono molteplici. Non solo dobbiamo preoccuparci della sostenibilità dei fondi pensione pubblici e privati, ma anche dell'aumento dei costi sanitari e della ridotta produttività lavorativa. Di fronte a questa realtà, diventa essenziale adottare strategie efficaci. 

Purtroppo al momento ogni possibile soluzione non sembra essere sostenibile contemporaneamente dal punto di vista economico, politico oppure sociale. Incrementare l'età pensionabile, incoraggiare la natalità e sostenere politiche di immigrazione lavorativa possono essere passi importanti per mitigare l'impatto di queste tendenze demografiche, ma si tratta di interventi che non ripagano politicamente nel breve termine e che richiedono comunque dei costi che ora non sembrano pienamente sopportabili.

Le soluzioni per chi rientra nel sistema contributivo puro

Al momento si sta ancora discutendo delle possibili soluzioni per coloro che rientrano all'interno del sistema contributivo puro. Oltre a quelle di natura pubblica, come le pensioni di garanzia, vi è l'adesione al sistema dei fondi pensione. La pensione privata è stata infatti pensata proprio per colmare idealmente il gap tra l'ultimo stipendio e la pensione pubblica.

Resta implicito che i bassi salari e l'aumento del costo della vita non lasciano spazio per investire sulla pensione privata. Un investimento di lungo termine che potrà ovviamente essere fruito solo dopo molti anni. Anche questo tema dovrebbe essere trattato dalla politica, prevedendo delle agevolazioni per i lavoratori e / o degli obblighi per le aziende anche in casi di contratti temporanei o precari.

È chiaro quindi che in un'epoca caratterizzata da un profondo cambiamento demografico, i giovani lavoratori italiani si trovano di fronte alla sfida di pianificare un futuro pensionistico sicuro mentre vivono una profonda insicurezza reddituale e lavorativa. Una quadratura del cerchio che presto o tardi dovrà necessariamente essere trovata, ma che al momento sembra ancora molto lontana da raggiungere. 

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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